Casteldelsasso

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Dai Romani al Medioevo

Storie e leggende del paese
 
 
  • Periodo Romano:

A poco a poco l'etrusca Caere, ancorché trattata bene dai romani, perde la sua importanza a vantaggio della zona del Sasso, che divenne più popolata della conosciuta città di riferimento Caere, per le Aquae Calidae Caerenate. Gli storici Tito Livio, romano, e il greco Strabone, affermano che, quando Caere divenne Prefettura e poi “Municipio” (S.P.Q.C. il Senato e Popolo di Caere), il Sasso godeva della preferenza dei ricci romani. Gli stessi narrano che dall'inizio della II guerra punica le Acquae Caerites si colorarono di rosso.
In quel periodo le ricche ville punteggiavano le alture della zona affacciandosi ad anfiteatro sul vicino mare; quella più in alto era situata alla Forchetta
. I gaudenti dell'epoca venivano di solito nel periodo estivo, come prima gli etruschi, per scopi curativi ma anche, come in epoca moderna, a passarci la villeggiatura. Il Bagnaccio, Fumarolo, Casale dei Bagni, Bagni di Costantino sono i nomi odierni che testimoniano l'importanza delle Aquae Caldae Caeretane. Anche le legioni romane, di ritorno dalle Gallie, passavano qui un periodo minimo di quattro decadi. Infatti, per evitare che i legionari portassero in Roma, insieme al “bottino” anche le malattie di quelle terre, erano obbligati da leggi severe, a sostare in riposo e osservazione a distanza di sicurezza da Roma.
Gli ultimi recenti scavi, hanno riportato in luce le terme più importanti della zona di cui si può ammirare, purtroppo, solo in foto, pezzi dell'antico splendore degli affreschi e dei mosaici che l'interramento aveva conservato.
L'agricoltura dell'epoca è stata testimoniata dal ritrovamento di un aratro in legno, vecchio di duemila anni alla Sassaiola
, nonché dalle vite Ciambrusca e da olivi inselvatichiti sulle pendici coperte da macchia mediterranea. Secondo i dettami agricoli del tempo, ogni tenuta agricola, doveva essere autosufficiente e il di più veniva venduto nelle città. Oltre all'olio e al vino si differenziavano molto le colture dei cereali, per non soccombere all'inclemenza delle annate o stagioni avverse. La pianura sottostante, in buona parte paludosa, era infestata dalla malaria. Le acque dei fossi, non avendo i letti bonificati che andavano diretti al mare, si disperdevano secondo natura nelle depressioni della pianura maremmana.

  • Periodo Medievale:

Il “tenimento” del Saxo, così viene chiamato il Sasso in quel periodo, era sorvegliato da La Rocca posta sulla roccia che domina verso il mare, da cui provenivano le scorrerie. La costruzione, in linea retta con i castelli dei Sassoni e di S. Severa, aveva il primario compito d'avvistamento e segnalazione, oltre che rifugio in cui “arroccarsi”.

Non più utilizzata, secoli dopo, come avvenne in gran parte d'Italia per le costruzioni similari collocate sui rilievi e non utilizzabili in altro modo, fu occupata da religiosi o presunti tali. Quelli del Sasso erano seguaci di Sant'Antonio Abate e adattarono "La Rocca" a romitorio. Dal quel momento la roccia su cui sorgeva prese il nome di Scoglio di Sant'Antonio.

Il nome Saxo è quasi certo che derivi dalla famiglia dei Sassoni (Saxi) venuti a Roma con gli imperatori tedeschi Ottone alla fine del millennio. Un Saxo, più tardi, lo troviamo conte di Civitavecchia.

Il castello originario o meglio fortezza di cui parlano le carte, (Castrum Saxi XII sec.) sorgeva sulla più piccola delle due collinette di roccia (I Sassoni) che si incontrano prima di giungere al paese, salendo dall'Aurelia. Il castello era dotato di depositi scavati nella roccia e di una mola nel fosso sottostante.

La campagna coltivata è quella conosciuta con il nome di Pian della Carlotta. I ripidi terreni sottostanti, ora coltivati, erano coperti da boschi di querce.
La rovina derivò forse dall'abbandono in seguito ad una grossa battaglia, o perché forse troppo esposto alla rapacità dei pirati Saraceni, o perché la roccia su cui sorgeva non resisteva all'usura dei secoli. O più probabilmente, aumentata la popolazione, fu conveniente anche dal punto di vista strategico che il castello fosse ricostruito sul valico.
Unico passaggio in zona dal mare verso l'interno, controllava agevolmente anche la strada che da S. Severa sull'Aurelia , passa per la Carlotta, coadiuvato in ciò, da una Torre di Guardia situata prima della biforcazione per la Tolfa.

La costruzione del Sasso avvenne, come usava allora, in più riprese.

Alla costruzione della torre e castello-fortezza (Castrum), che recintava un piccolo cortile con pozzo, segui l'ala del palazzo che più tardi fu chiamata il Granarone .

Quindi il Burgus (abitazioni del popolo nel villaggio fortificato) composto dal muro merlato della Porta, la serie di casette che fungevano, oltre che da abitazioni, da muro di cinta con tanto di feritoie. Il tutto a racchiudere la piccola via di S. Antonio Abate, Piazza Santa Croce e via della Fonte. Qui, per quattro secoli, i Sassaioli , si rinserrarono nella notte, per sfuggire i pericoli e per stare “a veglia”.

Anche al di la della strada provinciale vi erano delle costruzioni, durante lavori agricoli sono apparse le fondamenta di un muraglione che correva parallelo alla strada per decine di metri.

 



La Storia, le leggende del Sasso "Borgo Castel del Sasso", sono state gentilmente concesse da De F. Matteo.
    Le foto sono state concesse da F. Luciano


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